Finalmente un blog per Tuttiallostadio dove tutti potranno posare commenti, notizie, immagini, ecc... confrontarsi e dire la loro, rimanendo sempre dentro certi criteri d'educazione e rispetto. Da veri ULTRAS!!
martedì 8 febbraio 2011
LA STORIA DEL TIFO
E' dall'inizio degli anni cinquanta che i tifosi di tutte le squadre hanno cominciato ad organizzarsi in club, a seguire sempre più numerosi la propria in trasferta, a promuovere ogni sorta di iniziative, da quelle celebrative a quelle coreografiche, seppure ancora pionieristico e rudimentale.
Già all'epoca delle Olimpiadi nell'antica Grecia esisteva la pratica del tifo anche se mancano testimonianze scritte e con il passare del tempo è cambiato il modo di sostenere i "colori" della squadra amata, lasciando immutata il concetto di "animazione", con la voce, le bandiere, gli striscioni.
Con l'esplosione del fenomeno calcistico in Italia nel periodo successivo al dopoguerra, i club organizzati dei tifosi si diffondono e moltiplicano rapidamente.
Negli anni '60 si formano le prime vere strutture associative di tifosi, denominate "centri di coordinamento". Inoltre nascono dei club che coagulano tifosi più accesi e attivamente organizzati, come i "Fedelissimi", dicitura mutuata da innumerevoli tifoserie.
Fu il mago Helenio Herrera, allenatore della grande squadra neroazzurra, a dare impulso alla creazione di un coordinamento che fungesse da riferimento per la numerosa tifoseria interista. La storia del tifo organizzato in Italia inizia in questo modo: "Presidente Moratti, non comprendo perchè non abbiamo tifosi quando giochiamo in trasferta" chiese il tecnico argentino.
Da questa idea prendeva forma il primo gruppo di tifosi, i "Moschettieri neroazzurri", disposti a seguire gran parte delle trasferte, pagando lo scotto di costosi sacrifici. Da allora sono passati trenta anni ed il tifo organizzato è divenuto uno dei principali fenomeni di aggregazione sociale.
ANNI '70: LA NASCITA DEGLI ULTRA'
Tra la fine degli anni Sessanta e i primi anni Settanta nascono in Italia i primi nuclei di ultrà, gruppi di sostenitori fra i 15 e i 20 anni che si distaccano nettamente dal modello "classico", adulto, dello spettatore calcistico. Raccolti nei settori popolari degli stadi, dove le società stimolano l'afflusso giovanile tramite speciali campagne di abbonamenti a prezzo ridotto, gli ultrà manifestano immediatamente una serie di caratteristiche che li rende un fenomeno originale nel calcio italiano: dal senso di identificazione con il proprio "territorio", ovvero quel settore di curva delimitato da uno o più striscioni con il nome e il simbolo del gruppo, a un look paramilitare ripreso da quello in voga nelle organizzazioni politiche estremiste: eskimo, anfibi, tute mimetiche e giacconi militari ricoperti di "toppe" della propria squadra, a cui si aggiunge la sciarpa con i colori sociali della squadra.
Ma gli ultrà si distinguono soprattutto per l'adozione di elementi del tutto innovativi nel modo di sostenere la squadra e, più in generale, di assistere alla partita. Dalle "torcidas" brasiliane viene ripreso l'uso di trombe e tamburi; dalle tifoserie inglesi la "sciarpata" (le sciarpe vengono alzate e distese dai tifosi, dando l'effetto ottico delle onde del mare) e l'accompagnamento corale delle azioni di gioco. fino ad assumere un carattere ossessivo volto a incoraggiare i propri beniamini e a frastornare e intimidire i giocatori avversari.
Il tifo viene dunque considerato parte della strategia e della tattica adottate per vincere un incontro: diviene il cosiddetto "dodicesimo giocatore".
Si diffonde inoltre l'uso di articoli pirotecnici (fuochi a mano per segnalazioni marittime, candelotti fumogeni, razzi e bengala a luce colorata), destinati a dare un tocco di vivacità supplementare alle gradinate.
Subentra cosi per la prima volta il concetto di "coreografia della curva", una pratica del tutto originale che si evolverà di pari passo con il grado di organizzazione dei gruppi ultrà.
La coreografia diviene il marchio dello stile italiano. Spettacoli e scenografie su vasta scala, di grande impatto, fantasmagoriche, enormi, multicromatiche. E' la fantasia, tutta italiana, al potere.
Dal sipario della Gradinata Nord di Genova che ha scomodato persino il quotidiano francese "Le Monde" alla curva Fiesole di Firenze che disegna i contorni dei monumenti fiorentini rifacendosi alla pianta topografica originaria.
Il gruppo ultrà più antico è la Fossa dei Leoni del Milan, fondato nel 1968, che adotta il nome del vecchio campo d'allenamento dei rossoneri e trova posto nel settore dei popolari alla Rampa 17 (rettilineo centrale).
Anche già nel 1951 a Torino era sorto il club dei "Fedelissimi Granata" che ancora oggi è presente nello schieramento dei gruppi della curva Maratona.
Nel 1969 nascono anche gli Ultras Tito Cucchiaroni della Sampdoria (primi a usare la denominazione "Ultras") e, subito dopo, i Boys dell'Inter. Con gli anni Settanta si assiste a un processo di aggregazione degli innumerevoli microgruppi giovanili che popolano ormai le curve delle squadre maggiori: nascono le Brigate Gialloblu del Verona e, dal nome della piazza in cui si radunano,
il Viola Club Vieusseux della Fiorentina (1971); gli Ultrà del Napoli (1972); le Brigate Rossonere del Milan, la Fossa dei Grifoni del Genoa e gli Ultrà Granata del Torino (1973); i Forever Ultrà del Bologna (1974); i Fighters della Juventus (1975); le Brigate Neroazzurre dell'Atalanta (1976); gli Eagles' Supporters della Lazio e il Commando Ultrà Curva Sud della Roma (1977).
continua>>>
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