venerdì 29 maggio 2009

24 anni fa la strage dello stadio Heysel di Bruxelles


La strage dell'Heysel fu una tragedia, avvenuta il 29 maggio 1985 durante la finale di Coppa dei Campioni calcio tra Juventus e Liverpool allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono trentanove persone.

La designazione dello stadio Heysel da parte dell'UEFA fu criticata da entrambi i club: la struttura era fatiscente, priva di adeguate uscite di sicurezza e di corridoi di soccorso. Il campo di gioco e le tribune erano mal curati, assi di legno erano sparse per terra, i muretti divisori erano vecchi e fragili e da essi si staccavano pezzi di calcinacci, le tribune di cemento vetuste e sgretolate. Lo scarico dei servizi igienici colava dai muri, contribuendo a renderli ancora più fragili.

Ai molti tifosi italiani, buona parte dei quali proveniva da club organizzati, fu assegnata la tribuna N, nella curva opposta a quella riservata ai tifosi inglesi; molti altri tifosi organizzatisi autonomamente, anche nell'acquisto dei biglietti, si trovavano invece nella tribuna Z, separata da due inadeguate reti metalliche dalla curva dei tifosi del Liverpool, a cui si unirono anche tifosi del Chelsea, noti per la loro violenza (si facevano chiamare headhunters, "cacciatori di teste").

Circa un'ora prima della partita, i tifosi inglesi cominciarono a spingersi verso il settore Z a ondate, cercando il take an end ("prendi la curva") e sfondando le reti divisorie: memori degli incidenti della finale di Roma di un anno prima, si aspettavano forse una reazione altrettanto violenta da parte dei tifosi juventini, reazione che non avrebbe mai potuto esserci, dato che, come si vede dalla mappa a fianco, la tifoseria organizzata bianconera era situata nella curva opposta. Gli inglesi sostennero di aver caricato a scopo intimidatorio, ma i semplici spettatori, juventini e non, impauriti, anche dal mancato intervento delle forze dell'ordine belghe, furono costretti ad arretrare ammassandosi contro il muro opposto alla curva dei sostenitori del Liverpool. Nella grande ressa che venne a crearsi alcuni, per evitare di rimanere schiacciati si lanciarono nel vuoto, altri cercarono di scavalcare ed entrare nel settore adiacente, altri si ferirono contro le recinzioni. Il muro crollò per il troppo peso, moltissime persone vennero travolte, schiacciate e calpestate nella corsa verso una via d'uscita, per molti rappresentata da un varco aperto verso il campo da gioco. Dall'altra parte dello stadio i tifosi juventini del settore N e tutti gli altri sportivi accorsi allo stadio sentirono le voci dello speaker e dei capitani delle due squadre che invitavano alla calma e in pochi si resero conto di quello che stava realmente accadendo. Mobilitato, un battaglione mobile della Polizia belga, di stanza ad un chilometro dallo stadio, giunse dopo più di mezz'ora per ristabilire l'ordine, trovando per il campo e gli spalti frange inferocite di tifoseria bianconera.

La diretta televisiva dell'incontro su Rai Due si apriva con il video volontariamente oscurato con il commento costernato del commentatore Bruno Pizzul che tentava di attribuire l'imprevisto a cause tecniche mentre nel frattempo il telegiornale della prima rete riportava le immagini degli incidenti e degli spettatori che cadevano a frotte nella scalinata, così che i telespettatori in attesa poterono apprendere della tragedia in atto. Pizzul manifestò tutto il suo disappunto per la decisione di disputare comunque l'incontro promettendo al pubblico di commentarlo "nel modo più asettico possibile".

Gli scampati alla tragedia si rivolsero ai giornalisti in tribuna stampa perché telefonassero in Italia, per rassicurare i familiari. I morti furono 39, dei quali 32 italiani, 4 belgi, 2 francesi e 1 irlandese. Centinaia i feriti.

Si decise di giocare ugualmente la partita, poi vinta dalla Juventus; la decisione fu presa dalle forze dell'ordine belghe e dai dirigenti UEFA, per evitare ulteriori tensioni, con i giocatori al corrente di disordini di ordine pubblico molto inferiori alla situazione reale; si propose inoltre di disputarla pro-forma senza assegnazione di alcun titolo, idea che venne però respinta con fermezza da entrambe le società, cosa che rese quanto mai di cattivo gusto la premiazione e le foto sorridenti con la coppa da parte dei giocatori juventini, criticati oltremodo al loro rientro in italia da Candido Cannavò per la festosa discesa dalla scaletta dell'aereo esibendo la coppa come se nulla fosse, quando invece tutti erano perfettamente stati informati durante il rientro in Italia della reale portata della tragedia.

Alcuni giocatori della Juventus, tra cui il suo leader Michel Platini, autore della rete decisiva, furono molto criticati per essersi lasciati andare ad esultanze eccessive vista la gravità degli eventi. La mattina successiva, quando i fatti erano ormai noti, lo stesso Platini, intervistato dal giornalista RAI Franco Costa con un volto scuro, affermò che i giocatori erano ignari dell'accaduto e il fatto sportivo perdeva senso di fronte ad un tale drammatico sviluppo degli eventi. Il sindaco di Torino espresse a mezzo stampa il suo biasimo verso i tifosi juventini per via dei festeggiamenti in strada a fine partita,per di più fuori luogo in quanto chi aveva seguito dall'Italia l'evolversi della tragedia conosceva bene la gravità dei fatti. In una intervista Zbigniew Boniek ha dichiarato che non voleva giocare quella partita e infatti non ha mai ritirato il premio partita per quella vittoria, mentre solo nel 2005 Marco Tardelli si è scusato per i festeggiamenti nel corso di un'intervista televisiv.

Nei giorni successivi l'UEFA, su proposta del Governo di Londra e visti altri simili precedenti, escluse le squadre inglesi a tempo indeterminato dalle Coppe europee e il Liverpool per ulteriori tre stagioni (poi ridotta ad una). Il provvedimento fu applicato fino al 1990, un anno dopo la strage di Hillsborough, che vide protagonisti i tifosi del Liverpool, una tragedia consumatasi non per aggressione di facinorosi ma per inadempienze dei servizi d'ordine.

Nel 1988 il regista Marco Tullio Giordana diresse il film drammatico Appuntamento a Liverpool, ispirato alle vicende successive alla strage dell'Heysel, che vedeva Isabella Ferrari come protagonista nel ruolo della figlia di una delle vittime, alla ricerca dell'assassino del padre.

Nel 1990, dopo la finale per il 3° e 4° posto del campionato del mondo 1990 tra Italia e Inghilterra vinta dagli azzurri per 2-1, i giocatori in campo e i tifosi in tribuna celebrarono quel risultato con molto fair-play tra di loro, cancellando definitivamente dopo 5 anni quella tragedia. Sempre nel 1990, il Milan incontrò qui il Malines, il capitano Franco Baresi depositò in memoria della strage un mazzo di fiori sulla recinzione del settore Z, ricevendo una bordata di incivili fischi da parte dei tifosi locali, gli altoparlanti dello stadio in quel momento trasmettevano musica commerciale, non sottolineando in alcun modo il momento.

Nel 1996 lo stadio, che l'anno prima cambiò nome in Stadio Re Baldovino di Bruxelles, tornò ad ospitare una finale europea; si trattò della finale di Coppa delle Coppe 1995-1996 tra Paris Saint-Germain e Rapid Vienna, vinta 1-0 dai francesi.

Nel 2000 all'interno dello stadio una targa commemorativa ricorda la tragedia del 1985: su una semplice targa in marmo sono rappresentate, come in una riga geometrica, 39 tacche come simbolo delle 39 vittime.

In occasione della seconda giornata del gruppo "B" del campionato europeo di calcio 2000 svoltosi in Belgio e nei Paesi Bassi, nello stadio Re Baldovino di Bruxelles ex Heysel, prima dell'incontro tra Italia e Belgio, il giocatore della Juventus e dell'Italia Antonio Conte depose una mazzo di fiori nei pressi del settore Z a ricordo della tragedia.

I parenti delle vittime hanno fondato un comitato. In occasione del ventesimo anniversario della strage (29 maggio 2005) hanno presenziato alla cerimonia di inaugurazione del monumento di commemorazione delle vittime a Bruxelles, presieduta dal sindaco della capitale belga.

Negli stessi giorni le squadre giovanili di Juventus e Liverpool si sono affrontate allo stadio Comunale di Arezzo (città di Giuseppina Conti e di Roberto Lorentini, due delle vittime; il padre di Lorentini, Otello, è tra l'altro il fondatore del suddetto comitato in una partita amichevole.

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